PIRAINO (ME) - PER IL PRESIDENTE MARINO CI SONO CITTADINI DI SERIE A E DI SERIE B?
DATA NOTIZIA: 30/01/2014 - FONTE NOTIZIA: Salvatore Calà
 

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Riceviamo & Pubblichiamo *

Il presidente del consiglio comunale di Piraino, finito nella bufera per non aver concesso l'ingresso delle telecamere durante l'ultima seduta del civico consesso, interviene sulla vicenda raccontando la sua verità ma finendo per smentire se stesso.

“Mi si accusa – scrive Marino in un comunicato stampa - di avere impedito al sig. Calà di entrare con le telecamere nell’aula consiliare e di avere violato un diritto costituzionalmente garantito qual è quello di cronaca. Nessuna previa richiesta, ai sensi della normativa prevista dall’art. 7 del regolamento comunale, costui mi ha formulato in tal senso e nemmeno informalmente.”

E' verò che nessuna richiesta preventiva è stata formulata dal collega Salvatore Calà e dalla nostra testata ma avendo appreso che il comune di Piraino aveva addirittura impegnato pochi giorni prima la somma 1200 euro per trasmettere sul web poche sedute consiliari eravamo convinti che si volesse dare trasparenza ai lavori dell'aula e informare i cittadini.

Non sapendo dell'esistenza di nessun regolamento in materia e vista l'importanza politica della seduta abbiamo deciso di informare, naturalmente in maniera gratuita,, i cittadini di Piraino. Quando il collega Salvatore Calà è arrivato nell'aula consiliare di Piraino gli è stato riferito che nessun dispositivo di video ripresa era consentito in aula.

Il giornalista Calà ha atteso la sospensione dei lavori per chiedere direttamente al presidente di concedere almeno la possibilità di effettuare qualche minuto di ripresa ricevendo un chiaro diniego. A conferma di ciò ci sono anche diversi testimoni.

Nella sua lettera il presidente Aldo Marino sottolinea che “le riprese durante le sedute dei consigli comunali, dichiarate lecite dal Garante della Privacy, non sono di certo né obbligatorie, né tanto meno prive di normazione. Il diritto di cronaca – scrive ancora il presidente - non è l’unico costituzionalmente garantito.

Ve ne sono altri, quali il diritto alla dignità della persona parimenti di rango costituzionale”. E in quell'occasione secondo quanto scrive il presidente Marino la seduta era segreta in quanto si dovevano trattare “questioni che implichino apprezzamenti o giudizi sulle qualità delle persone.

“Poiché l’ordine del giorno – spiega ancora Marino - prevedeva la discussione sulla revoca dell’assessore Nino Dovico Lupo era timore diffuso che l’intervento di qualche consigliere potesse degenerare e sconfinare nella violazione della superiore norma e/o in attacchi personali che avrebbero potuto ledere l’onorabilità di colui nei cui confronti fossero stati rivolti.

Il presidente si smentisce da solo in quanto con le sue dichiarazioni conferma di non aver voluto garantire la trasparenza dei lavori con la presenza di telecamere.

E ancora il presidente Marino si contraddice perché parla di seduta segreta e poi lascia le porte aperte dell'aula al pubblico presente. Ci chiediamo come può ritenersi segreta una seduta che affronta un caso politico con al centro un ex assessore?

Non è che in futuro ogni volta che si vorrà salvaguardare l'onorabilità dei consiglieri o amministratori si adotterà la seduta segreta?

E se la seduta era segreta non lo doveva essere per tutti e non solo per chi magari non ha avuto la possibilità di recarsi nell'aula consiliare e avrebbe voluto seguire i lavori attraverso i mass media.

O forse per il presidente ci sono cittadini di serie A e di serie B?

Redazione Giornalistica
Onda Tv

 
 
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